martedì 1 novembre 2011

Anticipazione: IL DODECANESO ITALIANO 1912-1947

Nel 1912 l’occupazione italiana del Dodecaneso era iniziata come provvisoria, nel quadro della guerra contro la Turchia cui le isole appartenevano, ma le autorità militari italiane restarono ben presto colpite dalle condizioni di arretratezza in cui le isole versavano dopo secoli di dominio ottomano e si proposero interventi modernizzatori. Non tennero però conto della volontà della maggioranza degli abitanti, di etnia greca e religione ortodossa, di unirsi alla Grecia.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale avrebbe ben presto rivisto Italia e Turchia su fronti opposti, con la prima desiderosa di garantirsi definitivamente il possesso delle isole, ma gli anni del primo dopoguerra sembrarono prospettare un precario ripiegamento italiano sulla sola Rodi, cui le autorità italiane intendevano garantire un certo grado di autonomia sotto la guida di un governatore civile.
Dopo la catastrofe greca in Asia Minore nel 1922 e l’avvento al potere di Benito Mussolini, il dominio italiano veniva definitivamente sancito col trattato di Losanna del 1924, che dava vita al Possedimento delle Isole italiane dell’Egeo. Ne divenne governatore un diplomatico di estrazione liberale, Mario Lago, il quale vedeva nell’affermarsi del fascismo il rinnovamento del prestigio nazionale, senza però che questo facesse velo alla sua natura di uomo di cultura, di ampie vedute e di indole non aggressiva.
Egli iniziò così una raffinata politica di smussamento delle contrapposizioni e allo stesso tempo di inculturazione della popolazione ortodossa delle isole, mentre era garantita la simpatia delle minoranze etniche: l’israelita, che subito aveva visto nell’Italia la garante della propria emancipazione, e la musulmana, desiderosa di scongiurare il passaggio sotto l’aborrito vicino greco.
La politica di Lago, che vide il potenziamento delle infrastrutture, una spinta verso il miglioramento delle istituzioni locali ma senza troppo brusche imposizioni, il tentativo di indirizzare le giovani generazioni verso una formazione italiana e di favorire un’immigrazione di Italiani, l’avvio del turismo, segnò effettivamente l’inizio di un cambiamento radicale delle società isolane e persino del paesaggio, con nuovi e suggestivi edifici caratterizzati da un raffinato eclettismo e dal nuovo stile razionalista.
Divenne però anacronistica con l’affermarsi di un fascismo che intendeva assumere un volto sempre più totalitario. Fu così che il vecchio governatore alla fine del 1936 venne sostituito con uno dei massimi gerarchi del regime, quadrumviro della marcia su Roma e potenziale rivale di Mussolini, Cesare Maria De Vecchi conte di Val Cismon, il quale mise in opera una politica di radicale cancellazione di quasi tutte le tradizionali consuetudini educative e istituzionali delle comunità locali, politica che si rivelò del tutto sgradita alla maggioranza degli abitanti greco-ortodossi.
Per un altro infelice paradosso, dal 1938 il regime fascista riusciva a ferire la comunità dodecanesina che più di tutte aveva dato ripetute attestazioni di fedeltà all’Italia e al fascismo, quella israelita. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale non fece che precipitare i contrasti: a quel punto il destino del Dodecaneso faceva parte della posta in gioco.
L’Italia perse, e il suo crollo trascinò con sé anche il dominio delle isole egee, occupate dai Tedeschi e dai Britannici e infine passate definitivamente alla Grecia anelante a cancellare la parentesi “straniera” espellendo gli Italiani che vi avevano preso dimora (non pochi dei quali vivevano in Levante da generazioni). Ciò fortunatamente non valse a distruggere del tutto un patrimonio non solo di infrastrutture ma anche di relazioni umane e di scambi culturali che aveva ormai segnato indelebilmente il Dodecaneso.


Vol. I
Il Dodecaneso italiano (1912-1922)

Vol. II
Il Dodecaneso italiano (1922-1938)

Vol. III
Il Dodecaneso italiano (1939-1947)

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